IL MIO APPROCCIO
Le tre fondamenta
STRATEGIE DI PENSIERO VISUALE
Nate attorno agli anni Ottanta negli Stati Uniti, le Visual Thinking Strategies sono un metodo di apprendimento in cui l’arte viene utilizzata come strumento adatto a stimolare il pensiero critico e la conoscenza. Questo avviene tramite una pratica di osservazione e scambio, guidata da un facilitatore, davanti ad un’opera d’arte. Il metodo promuove inoltre il benessere mentale della persona.
All’origine sta l’incontro e la collaborazione tra Abigail Housen, psicologa cognitivista, ricercatrice della Harvard University, e da Philip Yanewine, un coordinatore delle attività educative presso il MOMA di New York e prende spunto da pedagogisti come J. Dewey, J. Piaget e L. Vygotsky. Recuperando la lezione assunta dalla Maieutica socratica, si muove dentro un pensiero Costruttivista per adattarsi a pratiche educative in cui si considera la Teoria delle Intelligenze Multiple.
Inizialmente applicata nell’ambito delle Medical Humanities, nella formazione del personale medico, trent’anni di studi in merito hanno evidenziato lo sviluppo di competenze utili alla cura (abilità nell’esame fisico, ascolto attivo, capacità di problem solving, empatia, capacità di lavorare in team e di comunicazione efficace con i pazienti, con i familiari e gli altri professionisti, tolleranza dell’ambiguità e risposta a situazioni complesse assumendo la possibilità di molteplici prospettive, sviluppo del pensiero divergente e della creatività) e la limitazione di stress e burnout.
Ugualmente, lo sviluppo di tali competenze si sono riscontrate anche in ambito educativo, registrando una diminuzione dello stress da parte degli insegnanti e degli educatori che sviluppano, così, maggiori capacità di osservazione della classe e del singolo e la possibilità di elaborare interventi efficaci, oltre che di comunicare meglio con la classe, con i colleghi e le famiglie. Questa strategia aiuta a sviluppare nell’educatore così come nei ragazzi, un pensiero critico e divergente, a credere in sé stessi e nelle proprie capacità, a favorire la creatività, la capacità di lavorare in team, l’espressione verbale e la fiducia in sé.
Le VTS sono un metodo totalmente inclusivo e dunque è possibile applicarlo con efficacia anche con persone che presentano difficoltà di apprendimento, bisogni educativi speciali e disabilità di diversa natura e origine con i quali si crea un ambiente collaborativo e stimolante. Viene utilizzato in modo efficace nelle scuole a partire dall’Infanzia sino all’Università, nei centri educativi e nei musei, in contesti formali e informali.
Può essere utilizzato da docenti e professionisti di qualsiasi settore poiché, attraverso l’arte, si arriverà a condurre il nostro interlocutore in modo coinvolgente e pro-attivo, verso l’oggetto e il contenuto di nostro interesse.
È una formazione utile anche per coach, psicologi, per tutti coloro che sono tenuti a parlare in pubblico, per professionisti delle arti, grafici pubblicitari, personale medico-sanitario, manager e team aziendali, figure che necessitano di sviluppare capacità d’analisi e di pensiero critico a vari livelli.
Il metodo prende il via con tre domande:
Cosa sta succedendo in quest’opera?
Quali elementi visivi possono provare quello che dici?
Cos’altro vediamo?
—
Riferimenti scientifici:
V. Ferrara et al. – The visual art as a learning tool in medical education
V. Ferrara – Flipped Museum. How Visual Thinking Strategies and collaborative work improve skills and engage in museum visit
V. Ferrara et al. – Art for improving skills in medical education: the validation of a scale for measuring the Visual Thinking Strategies method
V. Ferrara et al. – Visual thinking strategy (VTS) and art production to improve training and prevent burnout among healthcare students: protocol of a field trial
Visual Thinking Strategies Italia: www.vtsitalia.it
L’ARTE DEL DECIDERE
Era il 2006 quando, per la prima volta, iniziai a sentir parlare di “discernimento”. Anzi, questo mi arrivò proprio tra capo e collo durante dei giorni di “campo” sulle Dolomiti con i Gesuiti e altri giovani di tutta Italia e in cui mi ci ritrovai, a dire la verità, per caso o per disperazione, e senza nemmeno sapere cosa aspettarmi e a cosa stavo andando incontro. Da lì, poi, l’inizio di un lungo, bellissimo e appassionante cammino, che dura ancora e che mi ha strutturata nel mio modo di essere, pensare e agire, ordinando la mia vita, facendomi attenta nel leggerne i segnali e, soprattutto a sentire quel che si muove dentro di me, così da formulare le mie risposte agli stimoli della vita.
Un lavoro interiore che, con gli anni, si è ulteriormente arricchito con formazioni ed esperienze provenienti dal mondo coaching e della crescita personale.
Ci sono delle regole precise di come il nostro Spirito funziona. Già, perché l’essere umano è fatto di tante parti: corpo, mente, cuore…spirito! L’uomo moderno pensa ad allenare molto corpo e mente soprattutto: palestra, scuola, educazione…per alcuni anche alcune abitudini di fede che però delegano all’esterno l’uso di una bellissima quanto difficile coscienza interna, da conoscere e gestire. Lavorare sullo Spirito significa lavorare per conoscere realmente, il più possibile e sempre in maniera nuova, se stessi e diventare responsabili della propria libertà. Dei propri sì e no. Della propria felicità profonda. Di un senso, di una vibrazione, che si vuole dare alla propria vita.
Quali sono però alcune regole importanti per un buon discernimento?
Anzitutto non prendere decisioni in tempi confusi.
E poi….beh, non esiste ciò che è bene e male in modo assoluto. Ciò che è bene per me potrebbe essere un male per te. Non si sceglie mai pensando ad un assoluto, ma sempre al meglio, a quello che mi porta “più” di pace, gioia, serenità in quella situazione, nel momento in cui si è.
Ciò che senti, dunque, vale! E’ importante perché proprio questo sentire interiore è il terreno su cui si mette la lente per conoscerci e prendere decisioni.
Ne deriva, dunque, l’importanza di esprimere, verbalizzare le proprie emozioni: se non (ce) le esplicitiamo nulla di nuovo potrà infatti accadere. Nominare, dunque, il nostro sentire e stato interiore con precisione: nominare rende già chiare le cose per capire poi la direzione da prendere.
Discernere è, dunque, un Arte, nel senso stretto della parola, intesa come “metodo o maestria dell’operare seguendo certe regole”. Non può dunque l’Arte, che per definizione appartiene all’espressione dello Spirito nell’uomo, darci degli indizi e aiutarci a guardare, andare più a fondo in noi stessi, aiutarci a capire come prendere decisioni più consapevoli e chiare? Non può fornirci quelle “regole” di metodo per fare della nostra vita il più possibile un capolavoro?
Ogni epoca ed ogni artista avrebbe da dire la sua. Scoprirli e conoscere le loro opere con quest’occhio si tratta di andare più a fondo anche nella lettura della propria vita. Il dipinto, la scultura, l’installazione parlano a te direttamente. Non si tratta di un conoscere nozionistico dunque, ma di un conoscere ad un altro livello, più profondo e personale, archetipico per certi versi, compreso in una visione dell’uomo più grande. Di un sapere spesso nascosto nel significato di una figura, di un simbolo.
La Storia dell’arte presenta molte rappresentazioni proprio del discernimento o dei processi decisionali. Si pensi al segno della scacchiera o alla figura del labirinto o a molti dipinti, come “La Vocazione di Matteo” del Caravaggio…
L’arte stessa è, per l’artista, un discernimento. Egli, infatti, lotta con la materia da domare, dove toglie, sceglie di togliere (si pensi ad uno scultore…) e dove mette, sceglie di mettere: luci e ombre. L’arte figurativa cristiana presente in ogni dove, soprattutto in Italia, si è poi installata su simboli pagani che ha rielaborato, passando poi a diversi stili: dall’epoca rinascimentale a quella contemporanea.
Per finire, poi, l’arte permette il discernimento. Lo permette perché crea uno spazio, che può essere fisico, temporale, mentale o emozionale, che porta a farlo. Può essere il riflesso delle proprie azioni o portare a riflettere e conoscersi.
Decidere, dunque, per me, è stato scoprire ed esprimere il mio lato “artista”, il mio essere il più possibile, vera e libera. Scoprirlo io perché lo scopra anche tu.
STRATEGIE DI APPRENDIMENTO
Mi trovavo al primo anno di università: libri da studiare, esami da affrontare, ansia da prestazione e un metodo che non funzionava. Poi…un regalo arrivato quasi per caso. Conosco due ragazzi che mi parlano di tecniche d’apprendimento e metodo di studio. Memorizzano venti parole in un lampo. Faccio questo investimento e decido di seguire il loro corso. Da lì, mi si apre un mondo!
Organizzazione del tempo, definizione degli obiettivi, motivazione e risultati, disciplina, gestione della propria emotività, mappe mentali, memorizzazione di date e numeri, lettura veloce. E l’università l’ho vissuta con grande impegno, dedizione, scelte importanti e risultati. Poi è arrivato il mondo del lavoro e l’insegnamento alla scuola primaria e a bambini con ritardi e difficoltà d’apprendimento.
Riprendo in mano quanto fatto anni prima: il metodo che uso e cerco di trasmettere è quello. Si basa sul funzionamento della mente umana: immaginazione, visualizzazioni, associazioni paradossali, leve emotive. Uso le immagini (perché la mente umana funziona per immagini!), i colori e le forme, la musica, lo spazio, il tatto, il movimento e il “learning by doing”… (seguo la teoria delle intelligenze multiple e scopro che ognuno di noi ha un canale preferenziale di apprendimento). Uso l’arte e il gioco. Le naturali inclinazioni del bambino. Le uso su persone con ritardi dello sviluppo, su bambini autistici, ciechi e sordi. Le uso con gli adulti, per far leggere loro opere d’arte, per dar loro strumenti per osservare meglio la realtà. Le uso mentre medito e visualizzo, mentre studio per il teatro, per imparare le lingue. Lo uso per parlare in pubblico, per memorizzare la mappa dei miei discorsi. Ho imparato, quando sono confusa, a chiarirmi le idee con questo metodo, a guardarle da lontano. Ho imparato a sintetizzare. A sentirmi sicura. A fare collegamenti. E mi continuo a formare su come migliorare personalmente tali capacità.
Tutte queste tecniche di apprendimento le integro dunque ormai da anni a quella che è la mia pratica di formatrice e insegnante. Si, perché se hai chiaro che la mente umana pensa per immagini e che memorizza a lungo termine se associa queste tra loro tramite un’azione paradossale e vivida, legata a un’emozione (o pronta a suscitarla) e se le ripete per fissarsele meglio…
Beh, se hai chiaro questo, puoi imparare persino a comunicare in modo efficace i tuoi contenuti, senza annoiare. E puoi regalare ai tuoi allievi questi strumenti, renderli autonomi, pronti ad usare davvero la loro mente e le sue naturali capacità. Questa la mia missione più profonda: scoprirsi e stupirsi per le capacità e i sensi che abbiamo e possiamo usare per arrivare a navigare nel mondo facendo scelte sagge e coraggiose, confidenti, pensando in maniera critica.
IN PRATICA…
Le Strategie di Pensiero Visuale stanno alla base della mia concezione di apprendimento e si sono quasi naturalmente integrate al mio percorso di crescita personale nel campo del Discernimento, dove soft skills come osservazione e ascolto di sé stessi e della realtà circostante, paziente lavoro sui propri pensieri ed emozioni, disponibilità a mettersi in gioco e a creare un ambiente positivo, sono necessarie per aprirsi possibilità ed arrivare a prendere decisioni. A questi due strumenti si innescano studi, sperimentazioni e pratiche da oltre quindici anni, recentemente arricchite anche dalla formazione sulle Strategie di apprendimento efficace.
Dall’incontro tra queste formazioni ed esperienze nascono le mie proposte educative, i progetti “WhatsArt?”, così come i corsi di Storia dell’Arte, i laboratori e i workshop -per la crescita personale-. Ed è proprio da qui che emergo come “Art Mediator”, una sorta di facilitatore che guida i partecipanti ad acquisire quelle capacità utili per la propria vita personale e professionale.